Nasciamo e qualcuno accompagna i nostri primi passi e la nostra crescita. Quando ci va bene sono i nostri genitori e il loro modello sarà di importanza capitale nella nostra formazione. Quando prendiamo distanza dal nido familiare e ci avventuriamo nel mondo, se ci va bene troviamo qualcuno da amare e da cui farsi amare. Non ha importanza per quanto tempo, la presenza dei nostri amati occuperà uno spazio fondamentale accanto a noi e per la nostra vita. Se siamo molto fortunati o se ci crediamo molto, nella nostra storia saremo accompagnati anche dagli amici veri, a volte meravigliosi consiglieri, altre volte profondi ascoltatori e fonti di grande conforto nei momenti più bui. Ma in realtà ci accompagnano anche i personaggi esemplari che abbiamo conosciuto nei libri, nei film, nei racconti fantastici o mitici e qualche volta anche nel panorama della società in cui viviamo o nella Storia. O gli spiriti degli antenati, i santi o i personaggi delle religioni a cui siamo legati, gli dei e le divinità associati ai diversi ambiti che consideriamo sacri. Sempre che siano in accordo con le nostre credenze e le nostre esperienze più intime e inesprimibili.
Tutti questi esseri configurano dentro di noi delle vere e proprie guide che possono accorrere in nostro aiuto nel momento del bisogno. Queste guide hanno diverse caratteristiche e a volte si confondono e si mescolano in capricciose varianti, se non abbiamo una direzione chiara per la nostra vita o se non ci abbiamo mai pensato.
Come creare dentro di noi dei riferimenti forti che ci aiutino a dirigere i nostri passi in una direzione di evoluzione, anche quando, se così fosse, ci trovassimo da soli a dover decidere della nostra vita in un momento cruciale?
C’è un modo per capire da chi farci guidare e portare luce nel caos profondo della nostra coscienza. Tre qualità caratterizzano le guide migliori: la forza, la saggezza e la bontà. Ma queste sono parola abusate e spesso senza significato. Quindi, innanzitutto dobbiamo scoprire dentro di noi quel è il loro significato e il loro valore.
Cosa significa per noi essere forti? quali comportamenti induce la forza? di quale forza vogliamo essere dotati? la forza che desideriamo è fisica o più mentale o morale? A cosa associamo la saggezza? essere saggi significa sapere molte cose o comprendere a fondo i problemi? quali azioni ispira la saggezza? La bontà è la parola più distorta e abusata, ma cosa ci fa risuonare dentro, se non ci facciamo bloccare dal pregiudizio? ci sentiamo buoni quando ci sacrifichiamo per qualcuno o quando diamo aiuto e sentiamo anche di crescere come persone, di essere migliori di prima? essere buoni è una qualità statica o è una sfida continua a mettere in dubbio il nostro rendiconto quando agiamo? cosa ci ispira la bontà?
Se non riusciamo a fare questo lavoro solo riflettendo o parlando con altre persone, possiamo darci un tempo per osservare il mondo e gli umani intorno a noi e cercare nelle azioni altrui, nella nostra vita quotidiana, i momenti in cui sentiamo che una di quelle caratteristiche si sta manifestando. Fare questo ci permetterà di comprendere e fissare dentro di noi la sensazione legata a quella qualità. E cambierà già il nostro modo di stare nel mondo.
Quando riusciamo a definire queste caratteristiche per noi, già siamo a un buon punto. Allora dovremo passare in rassegna le immagini degli esseri, esistenti o no, umanizzati o no, che, dal nostro punto di vista, contengono quelle caratteristiche. E poi dovremo iniziare a usarli, cioè a evocarli per chiedere protezione e consiglio. Alcuni la chiamano preghiera, altri meditazione, altri ancora riflessione, l’importante è cercare verso dentro noi stessi, non verso fuori, verso la nostra più profonda interiorità, verso la nostra memoria. Dobbiamo trovare cioè un momento da dedicare a noi, ai nostri pensieri e sentimenti e, con la necessità del momento, evocare la nostra guida e chiedere ciò di cui abbiamo bisogno. Potremmo anche chiedere qualcosa per altre persone che ci sono molto care. Non aspettiamoci allucinazioni o stati particolarmente alterati della coscienza. Per questo lavoro basta essere capaci di osservare poi, durante il giorno, se quello che abbiamo chiesto con intensità si comincia a verificare, se a quella domanda che ci siamo fatti in profondità, da qualche parte ci arriva una risposta, come se fosse casuale da una persona sconosciuta, da un segnale stradale, da un discorso di altri ascoltato sull’autobus che però ci ricorda la nostra domanda. Le guide rispondono attraverso la vita, purché ci si disponga ad ascoltarle e ringraziare quando si scorge una risposta.
Le guide ci accompagnano sempre ma è necessario configurarle in modo adeguato e imparare a comunicare con loro, e ciò non è banale.
Nota: questo pensiero è ispirato al capitolo sulla Guida Interna tratto da Umanizzare la terra di Silo. www.silo.net