L’unico destino

“È impossibile che la terra sia una sfera che gira. Se così fosse quando siamo di sotto cadremmo giù! Usa la testa!!” afferma con sguardo complice il parabolano rivolto a Davo, l’ex schiavo di Ipazia, in una delle ultime scene di Agorà. Mentre la scienziata forse giungeva, con l’aiuto del suo fedele Aspasio, all’ispirata intuizione della forma ellittica dell’orbita dei pianeti intorno al sole, supponendo che stesse fermo in uno dei due fuochi dell’ellisse, il mondo fuori da casa sua correva in direzione opposta e stava già negando persino il modello tolemaico con un doppio salto carpiato all’indietro.

Ogni tanto in questi giorni mi sembra di vivere una realtà simile a quella descritta in quel film, anche se l’intuizione di Ipazia è un falso storico. La coesistenza di mondi che corrono velocemente in direzioni opposte è il clima che associo con il momento attuale. Le epoche di grande cambiamento sono epoche difficili, sono momenti di grande instabilità e non tutti sono disposti a vivere con tutta quella destabilizzazione. Non sono disponibili o semplicemente non ce la fanno, la loro mente non è abbastanza flessibile e si satura facilmente. Oppure manca loro una immagine adeguata di futuro e allora si rifugiano nei modelli del passato.Sfondo lago ridotto

Molti vorrebbero avere le idee chiare, vorrebbero avere sempre risposte certe e definite: o è bianco o è nero, basta con queste sfumature di grigio che non fanno più capire niente. Non si sa più chi siano i buoni e chi siano i cattivi. Era più facile nei vecchi film western dove i cow boys uccidevano tranquillamente gli indiani crudeli e feroci, senza alcun problema di coscienza. Certo, fino a che non è venuto alla luce il fatto che le cose non stavano esattamente così.

La confusione regna e tutto si muove, niente è più sicuro e allora molti pensano che sarebbe tutto più facile se la terra fosse piatta, se tutti parlassimo la stessa lingua e avessimo gli stessi costumi, se tutti mangiassimo le stesse cose e pregassimo gli stessi dei, se si potesse da un giorno all’altro mettere tutto in un ordine semplice. E così guardano alle personalità forti, cioè quelle che urlano più forte e dicono che ci penseranno loro a mettere tutto a posto. E danno loro fiducia.

Purtroppo però le cose sono molto più complesse di come ce le immaginiamo e l’unico destino possibile è l’evoluzione. Quanti più strumenti abbiamo per osservare il mondo intorno a noi e quello dentro di noi, tanto più scopriamo che ci sono nuove relazioni, nuove reti e sinapsi inaspettate che complicano la comprensione di ogni fenomeno. Ci tocca evolvere, non c’è altra via, e questo inizia quando riconosciamo i nostri limiti. Non è semplice, ma può anche essere davvero molto interessante. La complessità è nemica di chi vuole avere sempre le idee chiare e di chi vuole risolvere tutto velocemente e certamente trova qualche capro espiatorio su cui scaricare tutte le colpe della crisi. Se almeno questi timorosi della destabilizzazione potessero avere la consapevolezza dei propri limiti, proporrebbero tentativi e non certezze. Cosa che avrebbe già un certo senso, seppure all’interno della cornice della reazione alla paura dell’instabilità.Alba lago como ridotto

Ma ancora meglio sarebbe mettere in discussione quella stessa paura e cominciare a osservare il movimento di tutto come una benedizione, come l’unica forma che ha l’universo di espandersi e crescere, come l’unica forma che ha l’essere umano di evolvere. L’orizzonte del sapere e l’orizzonte spirituale hanno adesso la possibilità di ampliarsi e di produrre un salto di qualità, ma è necessario guardare al futuro con ottimismo e agire con coerenza e determinazione nonostante i venti soffino in un’altra direzione. Le grandi scoperte, i nuovi modelli si generano e si manifestano sempre nelle epoche in cui le crisi sconvolgono le società. Quando regna l’instabilità, tutto è possibile.