Nostalgia del futuro

“Noooo future, noooo future, noooo future for you”, cantavano i Sex Pistols quando ero una ragazzina arrabbiata e, nonostante la costruzione musicale fosse piuttosto sgangherata, esprimevano bene il sentimento che provavo, nello scoprire che il mondo che mi circondava non era assolutamente come lo avevo immaginato. Dopo aver superato la mia tappa di pessimismo cosmico della prima adolescenza, mi sono resa conto che il futuro e il mondo, in realtà, sono proprio il prodotto di ciò che costruiamo intorno a noi. E quindi ho cominciato a mettere a fuoco quella immagine di generico benessere, o felicità, che trascinavo nella mia memoria dalla prima infanzia.Firenze Piazzale 1

Che le persone, prima di tutto, fossero importanti e che la violenza non fosse il mezzo per risolvere i conflitti. Questo era il primo punto da cui costruire il mondo in cui avrei voluto vivere.

Presto ho scoperto che avrei dovuto mettere in atto una vera e propria rivoluzione globale per ottenere l’applicazione rigorosa di quel principio, così candidamente espresso. “Nada por encima del ser humano y ningun ser humano por encima de otro” (“Niente al di sopra dell’essere umano e nessun essere umano al di sopra di un altro”), con questo slogan nella testa e nel cuore, ho tentato la rivoluzione globale per quasi 20 anni. Non è andata, anche quella non è andata come avremmo voluto, ma qualcosa senza dubbio è successo. Qualcosa veramente molto importante.

Una rivoluzione totale doveva includere, necessariamente, il rivoluzionario. Doveva metterlo nella condizione di produrre una rivoluzione anche dentro di sé. Questo significava mettere in discussione i valori, per lo più acquisiti, i principi, per lo più epocali e i conflitti, per lo più legati a vissuti biografici e false speranze per il futuro. Quella rivoluzione, quella interna, ha avuto successo in molti di noi, sparsi un po’ ovunque sul pianeta. E adesso costituiamo una invisibile rete mondiale di piccoli focolai pulsanti, di una realtà che, nonostante il crollo di tutto, punta silenziosamente alla crescita.

Molti di noi hanno avuto l’esperienza diretta di mettere le persone al primo posto, si sono confrontati con le proprie resistenze e hanno fatto una scelta, generando così un sistema di relazioni diverso, più aperto, più flessibile, più capace di comprendere il passato personale e della nostra specie, capace di guardare al futuro con un ottimismo non superficiale. Molti di noi hanno anche dovuto affrontare delle situazioni dove la violenza, come prima risposta, sarebbe stata giustificata da tutti. E in quelle situazioni hanno deciso di no, di non usare la violenza verso gli altri e, allo stesso tempo, di non sacrificarsi. Hanno aperto un’altra via, una nuova strada. Così hanno compreso quanto, effettivamente, queste azioni producano una breccia, una crepa nel paesaggio epocale, anche se vengono compiute semplicemente da una persona. Hanno trasformato quel paesaggio considerato normale, anche se stupido e violento. E questo ha rafforzato un sistema di relazioni diverso, più svincolato dalle vicissitudini dell’ambiente circostante, almeno dal punto di vista della capacità di avere una visione sempre costruttiva. E questo ha costruito una alternativa al catastrofismo e al disfattismo.Forum 2018 confstampa panoramica

Certo, il mondo nel frattempo, zona più, zona meno, non è cambiato molto. Le persone non sono la cosa più importante per i potenti (e anche per molti di quelli meno potenti) e la violenza, in tutte le sue forme e varianti, è ancora il mezzo con cui si cerca inutilmente di risolvere i conflitti. Tutto inutile?

Quelli che, come me, hanno compiuto la rivoluzione dentro, sanno che niente è inutile. Il mondo di felicità ereditato dalla memoria antica si è trasformato in un futuro possibile e necessario per l’insieme dell’umanità e, inoltre, si è creata in noi una consapevolezza del processo di sviluppo dell’umanità nel suo complesso. Abbiamo compreso quanto la riconciliazione sia uno strumento necessario e siamo adesso più capaci di considerare la sua storia e le sue effettive capacità. Sappiamo che su questo pianeta è materialmente possibile risolvere i problemi legati al dolore umano (fame, abitazione, sanità, istruzione) e alla cura del nostro ambiente naturale (nuovi modelli di sviluppo sostenibile). Ora lo sappiamo tutti, a livello planetario, grazie ai sistemi di comunicazione globali. Ma tra il sapere intellettuale e il produrre un’azione concreta e coerente, manca un passo. E in questo passo è incluso il cuore, quello dell’umanità e quello di ciascuno di noi. Ma anche in questo senso tutto è in movimento e le nuove generazioni globalizzate si stanno dirigendo con apertura verso le differenti forme della spiritualità.Sommercamp Schlamau 2018 1

Posso vedere, con gli occhi della mente, il processo di queste generazioni fino alla costruzione di società più giuste e di insiemi umani più capaci di integrare e superare la violenza. E, mentre lo vivo con gli occhi della mente, lo sperimento anche nella  mia vita quotidiana, con le persone con cui creo comunità intorno a me. Quello è il futuro che ci guida come un faro nell’oscurità. Un futuro che, in qualche modo, è già un vissuto di cui si può perfino avere nostalgia.